Una ferita è collegata a un trauma che può verificarsi sia a livello fisico, sia emozionale, sia mentale.

Ogni volta che abbiamo una ferita siamo indotti a immobilizzarci, e questo accade a qualsiasi livello del nostro essere.

 

Un trauma è un’esperienza di dolore, sofferenza e disagio che può verificarsi nella vita a qualsiasi età e diventa cosi pesante e ingestibile emozionalmente e fisicamente, da creare una lacerazione interna e una separazione tra parti che prima erano unite, sia a livello fisico che spirituale.

 

A livello di anima può creare una frammentazione di parti di energia vitale della persona.

Possiamo considerare l’anima come una sorta di “forma” attraverso cui lo Spirito si mette in comunicazione con il corpo e la mente.

 

La percezione della sofferenza causata da un’esperienza, è del tutto individuale e personale e non può quindi essere generalizzata.

Solo l’anima della persona sa se un accadimento ha costituito un trauma o meno per la persona stessa.

 

Alla maggior parte di noi è stato insegnato che i regni invisibili non esistono, che è reale solo ciò che si può sperimentare con i cinque sensi fisici. Il resto è fantasia.

Ecco perchè talvolta si resta disorientati, scettici o increduli, quando si prospetta la possibilità di ricevere guarigione e sollievo, guida e consiglio,  da una realtà “invisibile”, ovvero sperimentabile con altri sensi.

 

La realtà fisica resta, per molti, l’unico ancoraggio e riferimento per la risoluzione dei problemi.

 

Gli sciamani e i guaritori delle antiche tradizioni si basano su particolari presupposti circa l’essere umano e il mondo in cui vive.

Per essi tutto ciò che esiste è vivo ed ha uno spirito; ciò che crea coesione fra ogni aspetto della realtà è il legame spirituale che connette ogni cosa come in un’immensa rete.

Lo spirito che dà vita a una persona è la sua anima.

 

I traumi possono essere dovuti a incidenti, abusi, operazioni chirurgiche, perdita di persone care ma, come dicevo, possono essere qualsiasi esperienza vissuta dalla persona in modo insostenibilmente doloroso.

 

Il dolore, lo sconcerto, la tristezza incolmabile, lo sbigottimento causati da tali eventi, possono creare una perdita  -più o meno consistente- di quella forma-energia definita “anima”  e questa, sciamanicamente, è la “perdita dell’anima”.

 

Si tratta non di perdita totale ( in quel caso saremmo di fronte alla morte), ma di perdita di uno o più frammenti dell’energia vitale che si è incarnata e, per non soccombere al dolore, si separa dal resto dell’energia vitale della persona.

 

Tale dissociazione è quindi un meccanismo di sopravvivenza, addirittura un modo attraverso cui l’anima si tutela dalla morte.

 

Si crea però una ferita, una separazione nella realtà non ordinaria che viene vissuta dalla persona come un momento buio, come una “buia notte dell’anima”.

Come per ogni ferita, è necessario riconoscerla, dando attenzione ai sintomi, e curarla , per permettere alle due parti separate di ricongiungersi, proprio come si farebbe con i lembi di una ferita fisica.

 

Gli sciamani hanno da sempre tenuto d’occhio certi particolari sintomi collegati alla perdita dell’anima: una perdita o diminuzione di interesse alla vita, un generico senso di mancanza, difficoltà a gioire e relazionarsi, assenza, scarsa capacità di ricordare e percepire, fino a depressione e malattie fisiche di varia entità.

Il recupero dell’anima è sempre stato praticato nelle culture sciamaniche grazie alla  capacità degli sciamani di viaggiare in dimensioni più ampie ed oltre quelle ordinarie,  per connettersi  con gli Spiriti Compassionevoli che aiutano l’Umanità e ne alleviano le sofferenze.

 

L’anima, come energia incarnata che ha preso forma nel mondo della materia per permettere allo spirito di vivere l’esperienza della dualità, può staccarsi come “forma” e dirigersi come “spirito” in un qualsiasi ambito della realtà non ordinaria. Questi ambiti vengono tradizionalmente definiti : Mondo inferiore, Mondo medio, Mondo Superiore.

 

Ed è in uno di questi ambiti che lo/a  sciamano/a si dirige compiendo il viaggio sciamanico, per contattare il frammento-o i frammenti- di anima che si è separato ed aiutarlo a “tornare a casa”.

 

Quando l’essere umano non è intero ( integro), è frammentato e ferito e questo richiede una maggiore fatica nel vivere e un maggiore disagio nell’esprimere pienamente se stesso.

 

Riportare i frammenti di energia vitale che si sono separati a causa di uno shock, è una delle più antiche ed efficaci pratiche di guarigione spirituale e fisica. E’ possibile solo a condizione di avere l’abilità di “viaggiare” in uno stato di coscienza sciamanica e di avere un saldo collegamento ed una chiara conoscenza dei propri Alleati Spirituali.

Rachele Giancaspro